Il sistema M.U.D.S.

Cronaca di un incontro pubblico di Luca Tiberti.

Il giorno 25 marzo si è tenuto presso la sede dello Yacht Club di Ischia una riunione avente ad oggetto la presentazione di un sistema di mitigazione dell’effetto degli scarichi fognari in mare.

Il sistema, denominato M.U.D.S. (Marine Underwater Depuration System), è stato messo a punto dal prof. Riccardo Cattaneo Vietti dell’Università di Genova e sperimentato in alcuni Comuni italiani con portate molto basse (30-40 mc/h).

Il dott. Riccardo Maria Strada, direttore dell’A.M.P. “Regno di Nettuno”, interessato all’annosa e sempre più preoccupante questione della mancanza di impianti di depurazione dell’isola di Ischia, ha portato all’attenzione della Provincia di Napoli la proposta dell’utilizzo di sistemi M.U.D.S. a servizio dei Comuni ricadenti nel territorio di pertinenza dell’Area Marina, ovvero a servizio di otto condotte fognarie pubbliche dei Comuni delle isole di Ischia e Procida.

Il Presidente della Provincia di Napoli, dott. Cesaro, attraverso la mediazione di esponenti politici isolani, il dott. Muro di Procida ed il dott. De Siano di Ischia, ha accettato di fornire tali Comuni di sistemi M.U.D.S., pur non avendo formalizzato allo stato attuale alcun finanziamento.

Precisiamo che l’entità del finanziamento dovrebbe aggirarsi intorno ai 100.000 € ad impianto.

In vista di questo atteso finanziamento, il prof. Vietti è stato invitato ad Ischia a tenere una presentazione del sistema M.U.D.S., alla presenza di cittadini e rappresentanti di Enti ed Amministrazioni pubbliche.

Come funziona il M.U.D.S.

La tecnologia MUDS consiste nella installazione di sistemi di barriere porose a vari livelli di filtrazione a sovrastare i diffusori delle condotte fognarie che recapitano in mare.

La tempistica di installazione dei sistemi è estremamente ridotta, valutabile in pochi mesi.

Tali sistemi, opportunamente dimensionati possono fornire una depurazione della sostanza organica e della componente batterica superiori al 90% (come certificato da studi dell’Università di Genova).

In sostanza, il sistema è una sorta di cassone a griglie all’interno del quale vengono posti materiali aventi elevata superficie di contatto (sfere definite “bactoballs” e filtri a spugna) che favoriscono la formazione di uno strato di batteri e di altri organismi marini che si alimentano di sostanza organica, sino ad arrivare all’instaurazione di comunità benthoniche che autodepurano l’ambiente marino senza costi – in termini energetici – per le Amministrazioni.

La manutenzione del sistema viene effettuata andando a rigenerare i filtri occlusi mediante insufflazione di aria compressa, con una periodicità almeno annuale, diciamo a fine stagione estiva.

Dal punto di vista funzionale, quindi, il sistema sembra essere di semplice realizzazione e manutenzione ed avere caratteristiche di elevata efficacia nella riduzione dei contaminanti presenti negli scarichi fognari.

Controindicazioni

Dal punto di vista della sua realizzazione pratica, il sistema pare avere alcune controindicazioni che, se non tenute in conto, rischiano di vanificare notevolmente la sua funzionalità:

  • La temperatura delle acque all’uscita delle condotte fognarie non è conosciuta. In un’isola in cui le acque termali vengono convogliate nel sistema fognario e le temperature delle acque registrate al momento della mandata in condotta sottomarina si aggirano intorno ai 50° (dato fornito da un dirigente dell’Ufficio Tecnico dell’E.V.I., presente alla riunione), non si può dare per scontato che allo sbocco in mare queste acque siano ad una temperatura sufficientemente bassa.

La temperatura elevata non influenza direttamente la funzionalità del sistema (che anzi potrebbe avere un surplus energetico e quindi un effetto di aumento del metabolismo da parte degli organismi) ma consente ad alcuni batteri patogeni di attivarsi e quindi rappresentare un pericolo per le comunità di organismi.

  • Il sistema filtrante è ideato esclusivamente per la sostanza organica, per cui è fortemente inficiato dalla presenza di materiale non biodegradabile come saponi e materiali plastici che, allo stato attuale, in mancanza di qualsiasi tipo di pretrattamento (a meno di una grigliatura che rimuove la componente grossolana) vengono recapitati direttamente in mare.
  • La presenza di materiale non biodegradabile influenza anche la pericolosità nella procedura di manutenzione dei filtri che, come abbiamo detto, consiste nell’immettere direttamente in situ aria compressa che libera le ostruzioni. Tale operazione, in presenza di croste di tensioattivi e di plastiche, vorrebbe dire liberare tutta insieme ed in un unico punto una notevole quantità di contaminanti.

La manutenzione in situ di tali sistemi inoltre, pare fortemente in contrasto con l’articolo 5, comma d, del Decreto Istitutivo dell’Area Marina Protetta che testualmente recita:

Attività non consentite: qualunque alterazione, diretta o indiretta, provocata con qualsiasi mezzo, dell’ambiente geofisico e delle caratteristiche biochimiche dell’acqua, ivi compresa l’immissione di qualsiasi sostanza tossica o inquinante, la discarica di rifiuti solidi o liquidi, l’acquacoltura, l’immissione di scarichi non in regola con le più restrittive prescrizioni previste dalla normativa vigente.

Sarebbe quindi auspicabile la ricerca di una migliore tecnica di manutenzione dei filtri, anche se si dovessero sostenere spese aggiuntive.

Inoltre, se non manutenuto con costanza, il sistema perde di efficacia e quindi dopo qualche anno potrebbe essere del tutto inutile.

Conclusioni

Il sistema M.U.D.S., nella sua estrema semplicità si presenta come un intelligente sistema di depurazione dell’ambiente marino, sfruttando al meglio la capacità che ha il mare di autodepurarsi, o meglio di degradare la sostanza organica. Seppure ad Ischia non ci siano condizioni adatte al suo funzionamento a pieno regime, il sistema può comunque essere visto come un sistema di mitigazione dell’inquinamento.

Per quanto riguarda il rischio dal punto di vista ambientale e sanitario, si ritiene opportuna una attenta fase di studio del sistema in relazione alle caratteristiche peculiari della qualità dei liquami delle isole di Ischia e Procida, preferendo la pulizia ex situ dei filtri a quella in situ, pur non escludendo la messa in opera di barriere antitorbidità che consentano un recupero dei materiali di risulta di una pulizia in situ.

Dati i costi relativamente bassi per la realizzazione di tali opere, sarebbe ottimale realizzare con una parte dei fondi promessi dalla Provincia uno studio di fattibilità del sistema e con l’altra parte dei fondi la messa in opera dei sistemi progettati esclusivamente in alcuni sbocchi fognari, in modo da sperimentare in campo la effettiva funzionalità del sistema ed agire secondo principi di precauzione.

Altro punto di primaria importanza è quello di valutare attentamente le varie fasi della gestione dei sistemi presentati. Se non venissero preventivamente individuati i soggetti pubblici responsabili del monitoraggio e della manutenzione ordinaria e straordinaria e opportunamente quantificati i costi a tal uopo necessari, si potrebbe incorrere nel rischio di mettere in opera tali sistemi ma di lasciarli, praticamente da subito, in uno stato di abbandono.

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